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Illustrazioni

Benedetta Frashni

Perdita di controllo I

BIO Il mio nome è Benedetta Frashni, ho 21 anni e frequento il terzo anno della sezione di pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

IL MIO PROCESSO CREATIVO

Nell’ultimo anno siamo stati tutti protagonisti, come ad oggi, di questa situazione che ci ha travolti risucchiandoci in questo vortice. Io ho sentito molto, insieme ad altri miei compagni di corso, l’esigenza di evolvermi sia per spirito di adattamento che come studio di una realtà che è diventata parte della nostra quotidianità. In questi anni di studio ho progettato e ideato opere che avevano sempre a che fare con una mia interpretazione personale e del tutto innovativa di un momento che avevo vissuto o che stavo vivendo in quel momento. Ad oggi sento di essere a un punto in cui la mia interiorità è riuscita a saltare fuori nel suo massimo splendore grazie/a causa della situazione causata dal Covid-19. Non a caso ho deciso di concludere il mio percorso nel triennio affrontando come argomento principale di Tesi proprio la contemporaneità col covid, ciò che ha comportato in noi studenti, giovani adulti, nei bambini e negli anziani. Cosa ha comportato a livello psicologico e fisico sia per i contagiati che non. È curioso che nonostante tutto sia rimasto fermo per mesi l’arte abbia continuato a fluire e ad agire tirando fuori tutte le nostre espressioni più intime e trasformando tutto il nostro baule di sentimenti in espressione artistica. Personalmente ho avuto la possibilità di farmi una sorta di “auto-psicanalisi” analizzandomi nel profondo e trovando in me stessa la stanza in cui mi sono rifugiata per scampare ai sentimenti di negatività che stavano invadendo la mia testa. Ho fatto i conti con i miei altereghi e ho dato sempre più valore ai minimi dettagli, ancora più di quanto già facessi. Descrivo brevemente la mia stanza interiore che poi non si allontana molto da quella reale: è una stanza grande con un letto normalissimo e un tipico armadio, quadrata con le travi sul soffitto in cui perdo completamente il senso del tempo se mi focalizzo, un grande tavolo di lavoro e una finestra molto ampia che deve sempre rimanere aperta, altrimenti non riesco a lavorare perché mi sento in trappola. Non importa se ci sono 2 gradi o 20, l’idea inconscia che quella finestra sia chiusa blocca ogni sensazione di flusso e spezza il ciclo che sta nella stanza. Inoltre non ha moltissimi colori nonostante io sia una persona che sprizza vivacità da tutti i pori, anzi attualmente c’è prevalenza di nero. Un nero creato dall’unione dei colori primari e che rappresenta uno dei miei io interiori, perché copre di mistero e debolezza tutte le mie sicurezze non facendo vedere niente attraverso esso, se non le forme che traspaiono dalle tele. Il covid ci ha portati ad analizzare non solo le nostre debolezze, ma anche quando sono stabili le strutture delle nostre stanze perché purtroppo non tutte sono in grado di sostenere tale peso.