Incontro con l’arte relazionale per il ciclo T-Essere in fiore
La serata è la prima del calendario di eventi del progetto T-Essere in fiore, dal tessuto personale a quello collettivo.
Durante l’incontro verrà presentato il libro
“A piedi nudi ballano i santi”
di Silvia Petronici che insieme a Beatrice Bartolozzi e Giorgia Valmorri, ci parleranno dei loro percorsi e delle connessioni tra arte partecipata e arteterapia.
QUANDO: 11 Gennaio alle 17.00
COSTO: Partecipazione LIBERA con tessera associativa.
Tessera Associativa Toscanalab 10 € (valida da Gennaio 20 a Gennaio 21)
COME ASSOCIARSI oppure si potrà fare la tessera direttamente il giorno dell’evento
PRENOTAZIONE FACOLTATIVA: per garantire una migliore organizzazione della serata si consiglia di prenotare il proprio posto compilando il modulo a questo link www.toscanalab.arteearteterapia.org/iscrizione
oppure scrivendo a toscanalab@arteearteterapia.org
DOVE: Via San Zanobi 104/r – Toscanalab Arte e Arteterapia VEDI MAPPA
Qualche curiosità sulle ospiti della serata
Silvia Petronici
Curatore indipendente di arte contemporanea
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Come curatore indipendente mi occupo di pratiche artistiche site and audience specific, arte pubblica e pratiche di partecipazione socially engaged. Sono laureata in Filosofia presso l’Università degli Studi di Firenze e svolgo da oltre dieci anni la professione del curatore indipendente di arte contemporanea concentrando la mia ricerca con gli artisti sui temi del paesaggio, della natura e del senso di comunità. Negli ultimi tre anni ha ideato e curato a Marostica (Vi) il progetto Riserve urbane_arte pubblica e rigenerazione che coinvolge con il linguaggio dell’arte la cittadinanza in un processo di attivazione e partecipazione su temi come la geografia emozionale, la rigenerazione urbana, dei territori e delle comunità, il verde pubblico, il dono, il dispendio e la reciprocità nella pratica artistica. Tra le mostre curate, Portati dal Vento, personale di Giorgia Valmorri, a Venezia presso la galleria del progetto Spiazzi con interventi site specific e pratiche di relazione presso l’orto collettivo urbano Spiazzi Verdi; #Connected, progetto espositivo site specific presso gli Orti Botanici di Firenze e Palermo. Dal 2003 ho ideato e curato il ciclo di residenze per artisti e curatori senseOFcommunity_lo spirito comunitario dell’arte nella società 2.0 che si è prodotto in quindici edizioni in diverse sedi in Italia.
Specialties:
curatela nell’ambito di Arte pubblica, Pratiche artistiche installative e partecipative site and audience specific, arte relazionale, disegno e scultura.
Ideazione e sviluppo di progetti espositivi site specific (ideazione del concept, selezione artisti e opere, piano espositivo e di produzione, coordinamento ufficio stampa e comunicazione)
Mentorship individuale (inquadramento della ricerca, domande e risposte sul sistema dell’arte, visita agli studi degli artisti)
Scrittura critica (studio critico/statement)
Creazione portfolii e supporti di comunicazione
Expertise.
Beatrice Bartolozzi
Artista e insegnante, piccola tessitrice di storie
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Una colorata Gelsomina del XXI secolo: sognatrice, pura d’animo, sopra le righe, Beatrice Bartolozzi sembra incarnare, non per statura, il tenero personaggio di felliniana memoria. Corre, carambola, danza nei suoi universi variegati come un giocoliere, in un viaggio onirico, apparentemente spensierato, con l’intento di restituirci la vivacità di quei mondi interiori attraverso i mezzi più disparati.
Diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove si è in seguito specializzata in arti visive e discipline dello spettacolo, Beatrice spazia e si muove con pari disinvoltura dal libro d’artista al digital video, dal collage di stoffe all’illustrazione: tutto è legato da uno stile coerente e riconoscibile, che diviene segno concreto di un’incessante ricerca di espressione, attraverso la tela, il colore, la carta, le animazioni, le installazioni di tono romantico, l’uso di oggetti di valore affettivo e familiare.
Massimiliano Lombardi
Giorgia Valmorri
Artista relazionale e Arteterapeuta
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Prendersi cura del futuro – una poetica della partecipazione
Giorgia Valmorri in un ambito di progettazione artistica site specific predilige le pratiche relazionali. Nella sua ricerca la partecipazione e lo scambio libero e gratuito sono contenuti importanti per le forme della sua immaginazione artistica.
La creazione di dispositivi che implicano dinamiche collettive funziona da strumento di attivazione di processi che aumentano, estendono e moltiplicano le forme iniziali dei suoi lavori dando il via ad ulteriori dinamiche di relazione. L’attivazione di questi processi, per la maggior parte, dipende da un’iniziale dono. Il libero scambio, cui il dono dà inizio, è l’elemento base del dispositivo sociale attivato dai suoi lavori e ne è, a sua volta, il contenuto simbolico.
Scambiare conoscenze, risorse, raccontarsi storie, far procedere la narrazione di chi ci ha preceduto è lo sforzo poetico e comunitario che l’artista compie e contemporaneamente osserva come risultato impegnando il linguaggio dell’arte contemporanea in un salto oltre i suoi diretti referenti nella dimensione quotidiana di tutti. Le installazioni sono a loro volta tracce di una storia aperta che chiunque può continuare a narrare, aggiungendo la propria prospettiva, deviando il suo percorso o introducendo nuovi risvolti. La cifra intima di questi interventi rende la narrazione una dimensione dell’ascolto e della comprensione di una storia sempre più grande, quella dei luoghi e della loro dimensione abitata, delle persone e dei segreti che scelgono di condividere. Questi incontri sono cercati come l’oro in mezzo alla materia grezza delle dinamiche di approccio artista/pubblico che un’opera d’arte induce (o dovrebbe indurre). La dimensione dell’incontro cui il lavoro di Valmorri si predispone – e ci predispone – rimette in gioco la nostra capacità di coinvolgerci in un processo poetico, ci sveglia e ci chiede qualcosa di più di una semplice osservazione estetica. L’artista si coinvolge, cerca un contatto ulteriore a quello dell’ostensione delle sue forme e questo passa come messaggio sulla responsabilità e sul valore sociale dell’arte.
Il lavoro sul tema del seme e con i semi reali, per le sue potenzialità nella sfera del simbolico e per il suo stesso valore intrinseco, impegna l’artista da tempo in un percorso di progetti partecipati e di reti di connessione. Il senso del, della libera migrazione che emerge dall’osservazione del comportamento dei semi è per lei interessante come contemporaneamente la dimensione collettiva della connessione.
Dalle connessioni cui i semi danno origine e di cui sono il risultato si procede ad una riflessione sul tema del giardino, il giardino in movimento, come lo chiama Gilles Clément, concetto che riguarda la natura delle piante in relazione con l’ambiente come la natura stesse delle relazioni. Riflettere sui semi è un modo per prendersi cura del futuro e, forse, senza nessuna retorica, del mondo. Del paesaggio che muta continuamente e che risulta dalle nostre azioni come dai nostri bisogni e dai nostri sogni. Giorgia Valmorri “mette a dimora” i semi del suo lavoro, le istanze, i valori, i sogni. E attende con fiducia il loro radicamento, i germogli e la solida pianta. Il gesto della sua ricerca artistica è gentile e forte. È un gesto di fede. Da esso segue un processo che, infine, ci raggiunge e, ad un certo punto, si compie, grazie alla nostra partecipazione, in una forma (: una storia, un’installazione, un giardino) per poi ripartire verso altre partecipazioni in una rete di connessioni simile a quella che sviluppa la natura con le radici, le migrazioni, gli incroci e i percorsi di piante e animali. L’artista osserva il procedere dei sui lavori da una persona all’altra, da un luogo all’altro con stupore e tenerezza. E con tutta la gratitudine che si prova di fronte ad un dono inaspettato. Ciò che torna indietro ai partecipanti è sempre, a sua volta, inaspettato: la forma finale del processo che permette la visione completa della rete con cui (attraverso il dispositivo attivato dall’artista) ci si è connessi. Il sentimento di comunità, di essere in tanti e di aver condiviso in vari modi diretti e indiretti sentimenti e speranze, piccoli e importanti momenti di intimità e di entusiasmo. È uno scambio eccellente e dolce. È il valore del lavoro di Giorgia Valmorri, dei suoi sforzi nella ricerca di soluzioni formalmente eleganti ed efficaci, scelte e attivazioni mai casuali, fondate sull’osservazione delle dinamiche che intende sollevare e sulla valutazione della compatibilità – formale ed estetica ma anche etica – degli esiti concreti con le premesse teoriche. Entrambi, esiti e premesse, coerenti con il suo sentimento della cura e dell’importanza in essa di un’osservazione affettuosa delle dinamiche di connessione tra noi e l’ambiente nel quale viviamo.
Silvia Petronici
T-essere in fiore dal tessuto personale a quello collettivo è un’iniziativa dedicata alla memoria dell’artista Maria Lai, sul concetto di arte relazionale, prendendo come punto di partenza “Legarsi alla montagna”, la prima operazione di arte relazionale realizzata in Italia.
Il progetto nasce dall’esigenza di creare legami scambi e aggregazione tra realtà associative culturali, artisti e la comunità del territorio.
“Fare arte insieme ci fa sentire più vicini…”
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