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Prendersi cura del futuro – una poetica della partecipazione

Giorgia Valmorri in un ambito di progettazione artistica site specific predilige le pratiche relazionali. Nella sua ricerca  la partecipazione e lo scambio libero e gratuito sono contenuti importanti per le forme della sua immaginazione artistica.

La creazione di dispositivi che implicano dinamiche collettive funziona da strumento di attivazione di processi che aumentano, estendono e moltiplicano le forme iniziali dei suoi lavori dando il via ad ulteriori dinamiche di relazione. L’attivazione di questi processi, per la maggior parte, dipende da un’iniziale dono. Il libero scambio, cui il dono dà inizio, è l’elemento base del dispositivo sociale attivato dai suoi lavori e ne è, a sua volta, il contenuto simbolico.

Scambiare conoscenze, risorse, raccontarsi storie, far procedere la narrazione di chi ci ha preceduto è lo sforzo poetico e comunitario che l’artista compie e contemporaneamente osserva come risultato impegnando il linguaggio dell’arte contemporanea in un salto oltre i suoi diretti referenti nella dimensione quotidiana di tutti. Le installazioni sono a loro volta tracce di una storia aperta che chiunque può continuare a narrare, aggiungendo la propria prospettiva, deviando il suo percorso o introducendo nuovi risvolti. La cifra intima di questi interventi rende la narrazione una dimensione dell’ascolto e della comprensione di una storia sempre più grande, quella dei luoghi e della loro dimensione abitata, delle persone e dei segreti che scelgono di condividere. Questi incontri sono cercati come l’oro in mezzo alla materia grezza delle dinamiche di approccio artista/pubblico che un’opera d’arte induce (o dovrebbe indurre). La dimensione dell’incontro cui il lavoro di Valmorri si predispone – e ci predispone – rimette in gioco la nostra capacità di coinvolgerci in un processo poetico, ci sveglia e ci chiede qualcosa di più di una semplice osservazione estetica. L’artista si coinvolge, cerca un contatto ulteriore a quello dell’ostensione delle sue forme e questo passa come messaggio sulla responsabilità e sul valore sociale dell’arte.

Il lavoro sul tema del seme e con i semi reali, per le sue potenzialità nella sfera del simbolico e per il suo stesso valore intrinseco, impegna l’artista da tempo in un percorso di progetti partecipati e di reti di connessione. Il senso del, della libera migrazione che emerge dall’osservazione del comportamento dei semi è per lei interessante come contemporaneamente la dimensione collettiva della connessione.

Dalle connessioni cui i semi danno origine e di cui sono il risultato si procede ad una riflessione sul tema del giardino, il giardino in movimento, come lo chiama Gilles Clément, concetto che riguarda la natura delle piante in relazione con l’ambiente come la natura stesse delle relazioni. Riflettere sui semi è un modo per prendersi cura del futuro e, forse, senza nessuna retorica, del mondo. Del paesaggio che muta continuamente e che risulta dalle nostre azioni come dai nostri bisogni e dai nostri sogni. Giorgia Valmorri “mette a dimora” i semi del suo lavoro, le istanze, i valori, i sogni. E attende con fiducia il loro radicamento, i germogli e la solida pianta. Il gesto della sua ricerca artistica è gentile e forte. È un gesto di fede. Da esso segue un processo che, infine, ci raggiunge e, ad un certo punto, si compie, grazie alla nostra partecipazione, in una forma (: una storia, un’installazione, un giardino) per poi ripartire verso altre partecipazioni in una rete di connessioni simile a quella che sviluppa la natura con le radici, le migrazioni, gli incroci e i percorsi di piante e animali. L’artista osserva il procedere dei sui lavori da una persona all’altra, da un luogo all’altro con stupore e tenerezza. E con tutta la gratitudine che si prova di fronte ad un dono inaspettato. Ciò che torna indietro ai partecipanti è sempre, a sua volta, inaspettato: la forma finale del processo che permette la visione completa della rete con cui (attraverso il dispositivo attivato dall’artista) ci si è connessi. Il sentimento di comunità, di essere in tanti e di aver condiviso in vari modi diretti e indiretti sentimenti e speranze, piccoli e importanti momenti di intimità e di entusiasmo. È uno scambio eccellente e dolce. È il valore del lavoro di Giorgia Valmorri, dei suoi sforzi nella ricerca di soluzioni formalmente eleganti ed efficaci, scelte e attivazioni mai casuali, fondate sull’osservazione delle dinamiche che intende sollevare e sulla valutazione della compatibilità – formale ed estetica ma anche etica – degli esiti concreti con le premesse teoriche. Entrambi, esiti e premesse, coerenti con il suo sentimento della cura e dell’importanza in essa di un’osservazione affettuosa delle dinamiche di connessione tra noi e l’ambiente nel quale viviamo.

Silvia Petronici