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Illustrazioni

Giulia Scandolara

Per una poetica di scarti e frammenti

BIO Sono Gestalt e Art Counselor, pittrice da circa 18 anni, laureata in Dams Arte Medievale-Moderna. Negli anni ho unito arteterapia, ascolto e relazione d’aiuto, secondo le mie formazioni. In questi ultimi 4 anni mi sono concentrata sull’orientamento al talento. Al contempo ho portato avanti un espositivo artistico che è continuo punto di ricerca e indagine della relazione tra sacro e materia. Ho scritto “La misura del talento” (Anima Edizioni), “Ho preso il terremoto” (Altreconomia).  

IL MIO PROCESSO CREATIVO

Durante la pandemia ho avuto modo di ripulire le stanze di casa da tutto ciò che era riuscito a sopravvivere ai troppi traslochi. A cavallo fra arte ed arteterapia, sono passate sottomano le molte riviste usate per laboratori di collage e ricerche personali. Nella mia poetica artistica, però, ho sempre usato gessi, grafite e poco altro, considerando sempre il collage come una sorta di arte impossibile, opportuna solo nei papiers collès di Picasso, Braque e Gris. Nel ripasso degli scatoloni, accantonati fra le stanze del vivere quotidiano, si sono aperti spiragli mentali e di introspezione. Gettando, riordinando, sono rimaste fra le mani, più a lungo, alcune riviste. È stato possibile, questo, grazie al gusto del toccare una carta lucida o porosa. Come gesto consequenziale, ne è nato il recupero di alcuni testi particolari, come vecchie enciclopedie dei popoli della Storia. Ho lasciato depositare. Così, lentamente, i frammenti sono diventati indizi di uno sconosciuto processo. Una serie di atti concatenati ha permesso di far nascere una piccola filiera poetica, unendo due scrivanie nel soggiorno di casa. Da una parte, sulle due scrivanie capeggiano tutt’ora alcune riviste e alcuni fogli di carta velina. Poi, ritagli. E un paio di vecchie macchine da scrivere. Al margine destro della “nuova” dimensione del tavolo ci sono dei lapis, fedeli compagni, e qualche pastello a cera.

Da marzo 2020, con prepotenza, questi frammenti hanno iniziato a comporre la mia personale risposta all’emergenza. Il collage ha acquistato un senso profondo e di resistenza. Ora attraverso semplici cartoline, il formato per me congeniale. Dall’altra, sono nate invece pagine poetiche, per sopravvivere all’oblio. Su questi formati leggeri ora nascono brevi dialoghi di forme, scaturiti da frattaglie cartacee dell’esistere. Rispondo alla crisi esterna con un altro enigma, con un significante intraducibile. Mi preoccupo di creare un nuovo discorso di segni, composto con l’energia già sciupata o già esistente.
Si tratta di un dialogo, una relazione privata tra lembi sottili quanto velina, brandelli poetici. Una linea breve, o lo stesso gesto dell’accostare due scarti, è solo il rimarcarsi di qualcosa che é già presente nell’immagine, ora ridotta a frammento.