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Illustrazioni

Ornella Vanessa Guzzetti

hic sunt leones

BIO Sono una donna di 55 anni e ho molte vite. Preferisco presentarmi con alcuni obiettivi artistici raggiunti:
2014: vincitrice con “Per davvero” di Milano in 48 ore – Instant Movie Festival con Letizia Buoso e Roberto Polimeno
2010 – 2012: fondatrice e direttore responsabile “XXD – rivista di varia donnità” online
2008: autrice di “Mi hai fatto a pezzi” collage per la mostra itinerante “ALT – ilcorpoèmio. Testimonianze delle artiste nell’anno delle Signore 2008” a cura di Quintocortile di Milano
2004: drammaturga e regista di “La mamma di Hitler” performance teatrale e installazione alla Biblioteca di Garbagnate Milanese per “Parole in azione”
2004: attrice in “Sogni” di Bruno Macaro – Festival Da vicino nessuno è normale e Teatro Litta di Milano
Dal 2003: giornalista pubblicista
2002: attrice in “Fuori Mappa” di Bruno Macaro – Festival Da vicino nessuno è normale di Milano
1995: Corso annuale di Aggiornamento in Arti-Terapia – Danzaterapia, Eidoterapia e Musicoterapia della Provincia di Milano – coord. da M. Lorenzetti
1993: Vincitrice ex equo Premio G.Perini 1992 per ricerche sui “Quartieri di Milano”
1985: Segnalazione con “La veglia di Narciso” al premio di poesia “Ciro Coppola” per lo studente italiano – Ischia

IL MIO PROCESSO CREATIVO

Sulle mappe, nei tempi antichi, ai confini delle terre conosciute, i
cartografi ponevano la dicitura Hic sunt leones – Qui ci sono i leoni- o
anche Hic sunt dracones – Qui ci sono i draghi – e ce li disegnavano anche,
come avviso ai viandanti. E se disegnavano i mari, ci mettevano mostri
marini che emergevano dalle acque, sempre a monito dei viaggiatori sulla
necessità di non varcare quei confini o almeno prestare particolare
attenzione. Oggi, non ci sono più zone inesplorate, da immaginare abitate
da mostri. Non ci sono più equivalenti terrestri e metaforici delle colonne
d’Ercole, a darci limiti da rispettare o sfidare.
Oggi, come la famosa mappa che coincide punto per punto con il
territorio, 1:1, da dispiegarvi sopra per poterla consultare, Google Maps
copre tutto il pianeta, eccetto siti sensibili come le aree militari.
Utilizzando l’app sui nostri telefonini, per orientarci e trovare luoghi,
siamo non solo contemporaneamente ma anche interattivamente
all’interno della mappa virtuale e dello spazio fisico. E i nostri percorsi
sono tracciati, memorizzati, ricordati nella cronologia delle posizioni.
Durante il lockdown nessuna cronologia, nessun luogo aggiunto oltre alla

casa. Ci spostavamo solo tra una stanza e l’altra.
La casa al centro della nostra mappa.
Le mura di casa come confine.
Le stanze come unico territorio disponibile. Gabbie.
Stanze in cui fare di tutto: dormire, cucinare, mangiare, passare il tempo,
lavorare, studiare, creare, fare dirette online, prendersi cura del corpo e
della mente, delle relazioni, delle lontananze, coltivare culti e semi.
Amare, odiare. Reimparare le vie di mezzo. Stanze da condividere a
tempo pieno con congiunti e animali domestici. Da pulire. Da difendere
dal fuori.
Improvvisamente, un DPCM dopo l’altro, diventano inaccessibili: chiese,
bar, ristoranti, uffici pubblici, musei, poste, parchi, scuole, circoli…
cancellati dalla mappa del nostro territorio esplorabile. Rimangono i
negozi di generi di prima necessità. E il pronto soccorso di Rifredi.
Fuori c’è il virus. Non ne sappiamo molto all’inizio. Può manifestarsi e
contagiarci in qualsiasi modo. Non abbiamo difese, l’unico luogo sicuro è
forse la nostra casa. Per chi ne ha una.
Varcare la soglia di casa, per uscire fuori, equivale ad entrare in un
territorio nuovo, svuotato del quotidiano, insicuro, insidioso, popolato di
Leones e Dracones. Sconosciuto. Straordinario.

I confini del nostro mondo arrivano alle mura di casa, la paura risveglia

inquietudini sopite, crea mostri, narrazioni di bugie.
Si materializzano le nostre ossessioni. Le ricordiamo perché ci mancano,
le nostre dipendenze. Le nostre paure sono lì. Possono essere le creature
delle storie di paura, terremoti e eruzioni vulcaniche, la natura che
riprende lo scettro, la falce della morte. L’apocalisse. Gli alieni. Mappe
mentali sovrapposte a quelle reali, influenzate dalla nostra permanenza
nel mondo online, connessi H24, fermi davanti a un video.
Poi, riscopriamo i mondi reali e inesplorati alle porte di casa. Le nutrie nel
fiume Terzolle, i piccioni sui balconi a prendere il sole che è tutto per loro.
La libertà. Il vento sulla pelle, il nostro vero confine. Desiderio, anche di
un semplice caffè preso al bar.
Perché i leoni e i draghi, intanto, ci hanno riportato a visioni di mondi
distanti e viaggi possibili, anche dentro di noi, indietro nel tempo. Fermi
nelle stanze, cominciamo a viaggiare con la mente. L’abbiamo sempre
fatto.